Fantasmi
Allora la cerco.
Ho deciso che mi manca nel momento in cui ho compreso
La mia vita come un contenitore per la sua assenza.
Ho un’immagine del giorno prima della sua partenza:
passeggiavo per le stanze ormai vuote,
mentre lei saliva e scendeva la scala esterna con le ultime scatole
e mi chiedeva “ma che fai lì dentro? Me la dai una mano?”
… darle una mano …
…darle una mano ad uccidermi?
Stavo, invece, immerso nel buio vuoto,
trascinando i piedi per alzare piccole nuvole di polvere,
stupendomi di quanta ce ne fosse nascosta dietro le sue poche cose;
mi sono chiesto quanta di quella polvere,
quanti di quei micro organuli svolazzanti
fossero anche parte della mia presenza qui.
Quanto amore sarebbe uscito dai nostri corpi
per mischiarsi in questa danza di schegge luminosissime
e volteggiare per sempre in quelle stanze?
E quanto sarebbe durato questo “per sempre”?
Siamo spettri silenziosi,
fantasmi di qualcosa che è accaduto,
taciuto,
inestinto,
silenziosamente sofferto e giocato,
intrappolati in questo niente che mi circonda e ci divide.
La guardavo scendere senza un cenno di aiuto
o un atto di clemenza verso il suo impegno
ad ubbidire ad una scelta:
trascinavamo le nostre catene
spargendo polvere di zolfo per non permetterci di tornare.